E’ da tanto che ho in serbo di ritornare a scrivere di politica su queste pagine, ma mai ne avevo trovato il tempo. E anche perché diciamolo, scrivere della politica italiana non è semplice. Sarò lunga … se volete leggerlo tutto, prendetevi un po’ di tempo.
Da un anno ci troviamo sotto un governo tecnico guidato da Mario Monti, ormai giunto al capolinea. Un governo che per contrastrare la crisi ha chiesto – e qui parlo riportando quei discorsi di pancia sentiti più volte – a(i soliti)gli italiani sacrifici, rinunce ma che non è riuscito a togliere i privilegi della ‘casta’, a tagliare sui costi della politica, arrivare su Marte ….
Mi sembra, ad onor del vero, guardando le cose dopo un anno, che dopo la caduta di Berlusconi abbiamo caricato di aspettative un esecutivo che aveva in realtà il solo compito di salvarci dal rischio di default economico e della fine della Grecia.
E per farlo ha introdotto l’IMU (la cui portata economica, è bene non dimenticarlo, è stata proporzionale alle mancate entrate derivate dal ‘suicidio’ di togliere l’ICI per accaparrarsi dei voti), sono state messe in moto diverse riforme, su cui si può più o meno concordare. Tante ho volte ho sentito dire: “A mettere nuove tasse saremmo stati capaci tutti, Monti avrebbe dovuto mettere la patrimoniale, avrebbe dovuto fare questo, avrebbe dovuto fare quello …”.
Sembra che gli italiani si siano tutti improvvisamente trasformati in CT. Penso che sia facile guardare le cose dalla nostra personale piastrella, guardando le nostre tasche e i nostri interessi. Ma un altro conto è trovarsi al timone di una nave che sta rischiando di affondare dovendone riparare alla belle e meglio le falle che continuano ad aprisi.
Una premessa che mi sembra doverosa: sono probabilmente una illusa, non per niente in ufficio mi sono guadagnata l’appellativo di anima candida. Di quelli che se ti mettono il dito in un occhio pensano che è perché qualcuno sta cercando di toglierti un moscerino. Di quelli che però non credono nella famiglia “Mulino Bianco”, ma cercano di lottare con tutte le loro forze per cercare nelle cose il positivo, fare un passo più, non accontentarsi delle mezze misure. Qualcuno potrebbe dire un po’ idealista. Forse. Ma con i piedi ben piantati per terra e senza prosciutto sugli occhi, quello no.
Ho sostenuto Monti fin dal primo giorno. Della sua persona mi è piaciuta la sua serietà, la sua sobrietà, la sua competenza. Facile, in effetti, pensando a chi c’era prima. Forse in parte anche perché quel suo modo di fare, quell’impressione di una persona che vuole prima ascoltare, semplice, giuste proporzioni fatte, mi ricordava gli stessi modi di una persona alla cui ‘scuola’ mi sento in questo periodo della mia vita.
Monti non è un santo, ma non lo è nessuno di noi. Arriva dal mondo della finanza, un mondo poco sano, un mondo fatto di speculazione e che è, di fatto, causa principale della crisi che stiamo vivendo. Non sono economista e ci capisco poco, ma una delle conseguenze di questa crisi, che inconsciamente ribaltiamo su Monti per trovare un capro espriatorio visto che con le misure ristrettive “lacrime e sangue” imposte dal suo governo l’hanno reso più reale ed evidente, è il rendersi conto di quanto in questi anni abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, inteso come incentivati a comprare ogni oggetto di nostro desiderio con finanziamenti, rate … con soldi che in realtà non c’erano ma che attraverso queste formule riusciamo ad ingannarci di avere.
Per smontare la tesi di chi mi crede super-fan di Monti, posso dire che ha fatto cose che non ho condiviso. Come ad esempio l’interstardimento sull’acquisto dei famosi F35, o una certa tendenza sua e dei ministri a generalizzare nell’etichettare, pur avendo, a mio modo di vedere spesso molta ragione nella sostanza, categorie di persone, situazioni. Una certa impressione a volte, cosa non certo di poco conto, di non avere un pieno contatto con la vera realtà, fino in fondo.
Ma, nel mio vivere da illusa, penso e credo che Monti in questi mesi abbia provato a spendersi davvero per l’Italia, trovando per contro molto resistenze di chi non aveva nessuna intenzione di ‘cambiare’. Ho sempre intravisto nelle sue azioni una certa ‘vocazione’ – e uso una parola forte – all’unità. Nazionale, quando ha cercato di fare il più possibile in modo che le scelte fossero condivise da tutti. Ed Europea, nel cercarci di farci sentire parte di una realtà più grande rispetto al nostro piccolo orticello, bello, ma che ci deve fare andare più in là.
Questo nella teoria, perché poi nella pratica si è scontrato con realtà molto più complesse.
E’ evidente che Monti abbia spesso avuto le mani legate e sia stato “ostaggio” di una maggioranza troppo eterogenea e sbilanciata numericamente sulla vecchia maggioranza del governo di Berlusconi. Maggioranza che Monti sapeva essere volatile e volubile alla sua schizzofrenia.
Davvero qualcuno pensava che gli stessi che si erano messi dei privilegi avrebbero votato la loro cancellazione? Davvero qualcuno credeva che chi difende in Parlamento l’interesse di ‘coorporazioni’ non avrebbe cercato di annacquare tutte quelle proposte del Governo in materia di liberalizzazioni?
Certo, Monti avrebbe potuto avere più polso. Ma a naso, nella mia ripetuta illusione, credo che Monti non ne sia il tipo. Così come non riuscirei ad esserlo io, così come non lo sarebbero altri che vivono con il desiderio di cercare piuttosto di entrare nelle cose “da sotto”. Monti è un diplomatico, un mediatore, un sintetizzatore. Uno di quelli che stanno a prendersi fulmini, da una parte e dall’altra e vivono tra due, tre, mille fuochi, senza proferire parola.
Uno che si è preso tra le mani una patata resa bollente da altri (non dimentichiamo che tutti i sui provvedimenti – giusti o sbagliati che ognuno li può intendere – avevano come unico scopo ed erano diretta conseguenza della necessità tener fede ad impegni – vedi il pareggio di bilancio – presi da altri) senza quasi mai accusarne pubblicamente di ne era in realtà diretto responsabile, quasi a prendersi colpe non sue (anche se proprio mentre scrivevo questo post mi ha in parte smentito).
Tanti mi hanno obiettato che o Monti è un santo, oppure se si è preso questo rischio degli interessi da difendere ce li aveva anche lui. Non lo so, probabilmente la verità può stare nel mezzo.
Certo quindi, poteva avere più polso ma sapendo che in questo modo sarebbe caduto ben prima di oggi. E probabilmente, dal suo punto di manovra, sapeva che era qualcosa che non ci potevamo permettere. Forse in cuor suo sapeva che quello che si seminava oggi, nella fatica, avrebbe potuto fiorire nel futuro. Ma noi italiani non sappiamo attendere. Vogliamo tutto, subito. Altrimenti prego, quella è la porta.
Penso che Monti sia a modo suo pure lui un po’ illuso. Illuso di riuscire a persuadere i gruppi di interesse, in nome del bene comune, a fare qualche concessione, a rinunciare a qualche privilegio. Ed invece si è trovato ad essere sostenuto da partiti che rifiutavano di entrare in questa logica per assecondare i loro elettori, per farsi dispetti vicendevoli … senza contare che tutti erano consapevoli che si trattasse di qualcosa di transitorio e che quindi fosse necessario preservare, con continui colpi alla botte e al cerchio, la propria “verginità” di fronte all’elettorato.
L’unico sbaglio – ma anche comprensibile – è stato forse quello di non aver saputo-potuto-voluto spiegare questo agli italiani.
Ma detto tutto questo, noi illusi non siamo però per questo scemi o poco “furbi” ed ogni tanto nasce la necessità di aggirare l’ostacolo.
Penso che Monti abbia fatto bene a dimettersi, non prestarsi alla ennesima ridiscesa in campo di colui che dopo averci portato ad un passo dal fallimento, se ne è lavato le mani lasciando fare il lavoro sporco ad altri, per potersi ripresentare scaricando le colpe e facendo leva sulla memoria che per noi italiani rischia di essere sempre troppo corta. Colui che prima lo sfiducia e si ributta in campo, poi gli offre la mano e promette di farsi da parte se sarà Monti a candidarsi per il centrodestra. Monti che in questi giorni nicchia, non dice, lascia sottendere, nonostante le pesanti investiture arrivate dall’Europa … credo che Monti alla fine si ricandiderà, ma credo altrettanto che non lo voglia fare nelle file del centrodestra, sotto una particolare bandiera.
In questa lunga disamina ho tralasciato “gli altri”, le primarie del centro sinistra, i grillini … sarà per la prossima volta, perché anche qui ce ne sarebbe tanto da dire.
Una cosa, che magari poi riprenderò e che mi viene in mente ogni qualvolta sento parlare e prendersela con la ‘casta’, la voglio però dire… quello che a me, illusa, in tutta questa storia fa ‘male’ è vedere come le esperienze di questi ultimi 20 – alla mia memoria – ci abbiano resi ‘cinici’, come si sia instaurata una cultura del sospetto che non ci permette più di discerne dove veramente c’è del marcio e dove invece non ce n’è, senza fare di tutta un’erba un fascio. È questo il vero male che sta incancrenendo la società italiana, nelle piccole e nelle grandi cose e che andrebbe tagliato e raddrizzato, alla radice.
One thought on “Mario Monti, al capolinea?”