Se ne parlava qualche giorno fa, di come ormai per troppi giovani la lingua italiana sia un lontano ricordo.
Oggi, soprattutto nella lingua scritta, per tanti di loro è entrato in vigore il "sms-ese", fatto di xkè, cmq, nn, tto, c 6 eccetera. Scrivono, cioè, come a volte usiamo scrivere in un sms, dove per poter utilizzare al meglio i 160 caratteri abbreviamo certe parole.
E’ un sistema che per gli sms uso anch’io, perchè a volte mi scoccia dover mandare due sms, quando ne posso usare uno solo usando qualche abbreviazione.
Ma mai mi sognerei di scrivere in questo modo a scuola, in una lettera ad un amica.
Eppure, penso fosse in seconda superiore, avevo un compagno che farciva i suoi temi con questo modo sgrammaticato di scrivere. E ovviamente i suoi temi non prendeva un voto superiore all’1.
E noto come su molti blog (in prevalenza su Msn Space e su Splinder) l’abitudine a scrivere in questo modo "odioso" per chi legge, che deve tradurre ogni singola parola in italiano, sia ricorrente soprattutto da parte dei più giovani – allora io mi devo considerare vecchia?
In questo senso, plaudo all’iniziativa dell’Università di Insubria di istituire dei corsi alle matricole per ri-insegnare la "scrittura di base e l’analisi di costruzioni testi".
Mi piaceva la fine dell’articolo del Corriere e la ripropongo per chiudere questo post:
Tanto vale mettere da parte, ogni tanto, lo slang «elettronico» e andare a sciacquarsi, se non in Arno, nella grammatica.
Mi fanno incavolare da bestia tutti quelli che scrivono in quella maniera incomprensibile sui blog, non mi fermo neache a leggere, gli scarto di principio
Anche perchè dire che scrivono senza una logica, è dire poco, sembra una lingua straniera.
p.s. non sei tu che sei vecchia, è che sta mania dell’abbreviare tutto l’hanno presa sopratutto quelli nati con “il cellulare in mano” e che adesso hanno 13-14 anni.
Mi immagino come sarà tra qualche anno.
e si, il tema è di scottante attualità. però è anche vero che noi italiani siamo stati abituati a pochissimi neologismi e “barbarismi” vari, specie in rapporto ad altri paesi. in inghilterra, per esempio, hanno metabolizzato da tempo le rozzezze della lingua parlata e lo slang è ormai istituzionalizzato ovunque. ha scritto pennac che le lingue evolvono nel senso della pigrizia. sarà deplorevole, ma è un fatto.
nel caso specifico, credo che se ci si limiti ad abbreviazioni comprensibili non si faccia ‘sto gran danno. il problema è quando viene bistrattata la ratio del discorso… non so, meglio un “xkè” qua e la che una consecutio temporum inesistente.
cmq ( e dico cmq!) c’è un lato positivo: grazie ai blog e all’ sms-ese si scrive (e si legge) di più. ciao!
simone