Nel bosco di Gocciadoro Chiara e la sua famiglia trovarono rifugio la notte del 13 maggio ’44, quando un bombardamento rese inabitabile la casa.
«Ricordo di quella notte, passata all’addiaccio, sdraiata con gli altri per terra, due sole parole: stelle e lacrime. Stelle, perché, lungo le ore, le ho viste tutte passare sopra il mio capo; lacrime, perché piangevo capendo che non sarei potuta partire da Trento con i miei che tanto amavo. Vedevo ormai nelle mie compagne il movimento nascente: non avrei potuto abbandonarle».
Lo racconta direttamente lei.
Ho ancora un "conto in sospeso" con il Gocciadoro, io.
E la prossima volta, sono sicura: … non pioverà!