Oggi è successo che alle 11.40 ho incominciato a vedere la batteria dello smartphone scaricarsi e sono andata nello zaino per prendere il caricabatterie e … tadam, sorpresa! Non c’era.Così l’ho spento, per evitare che si scaricasse del tutto, e l’ho messo nella tasca della giacca, dove è rimasto fino a quando non ho provato ad accenderlo sul tram di ritorno a casa.
Quindi, niente pausa pranzo leggendo le ultime da twitter, niente distrazioni facili. No, soltanto il vecchio Nokia (che continua a far compagnia al più recente amico Smarty) con cui cominicare con il mondo. Quindi alla vecchia maniera. Ogni tanto guardare la posta sul browser, pranzo leggendo a casa della zia un libricino lasciato dai cugini stamattina sul tavolo. E meno male. Un po’ di “disintossicazione”, che non fa mai male. Complice sicuramente un pomeriggio di fuoco – domani si deve presentare un lavoro -, sono stata tutto il pomeriggio senza l’ansia compulsiva di guardare se-per-caso-c’è-una-mail, una notifica di qualsiasi genere. Niente di tutto questo.
Si, non posso non riconoscere che usare uno smartphone sia una cosa che fa essere sempre in comunicazione e per certi versi, paradossalmente, aiuta anche a migliorare il modo di stare in comunicazione. La mattina nei 40 minuti tra bus e tram che mi separano dall’ufficio leggo le mail (anche se raramente rispondo da lì, ma almeno mi faccio un’idea), leggo qualcosina su twitter – e se non è una giornata particolare me la cavo con poco -, sfoglio il FeedReader e leggo qualche articolo di giornale, solitamente gli editoriali de La Stampa. Diciamo che “inganno” il tempo. Tra l’altro mi son resa conto che l’uso dello smartphone ha considerevolmente ridotto il mio uso di Facebook – forse perché è più scomodo e dalla app si può fare un’azione alla volta e certe azioni come la condivisione non ho capito se son io che non so farle o proprio non c’è il modo – anche se forse in realtà lo ha semplicemente migliorato qualitativamente.
Ricordo il giorno in cui sono andata a comprarlo, Smarty, combattutta sul fatto che certo in effetti è un oggetto di cui si può fare a meno – e oggi è stato l’esempio – ma che una volta che hai, beh, oggettivamente non torneresti indietro per le molteplici possibilità, inutile negarlo, che ti da. Ad esempio adesso che in famiglia siamo tutti Smartphonizzati (abbiamo incominciato io il papà e poi a ruota tutti gli altri) abbiamo abolito l’uso tra di noi di sms. Andiamo di chat, Skebby e quant’altro. Però bisogna stare attenti a che non succeda che ognuno entri nel suo mondo virtuale, e il rischio è sempre in agguato.
E come sempre probabilmente il nocciolo sta sempre nel come usiamo gli oggetti che ci troviamo in mano. Equilibrio, anche qua! Insomma. Oggi ho provato che un po’ senza smartphone riesco a stare … ma se domani non dimentico il cavo di alimentazione a casa va bene uguale!
[ image – che ci azzecca come i cavoli a merenda ma mi piaceva – credit]
Disintossicarsi dalle pseudo-dipendenze non fa mai male.
Ciao,
Emanuele