Mentre tutti guardavano il signor Schettino raccontare la “sua” verità sulla tragedia della Costa Concordia di gennaio, una barca affondava con a bordo più di una cinquantina di persone provenienti dall’Africa. Chiamale coincidenze, se vuoi.
Mentre leggevo la notizia mi sono tornati in mente un gruppo di ragazzi africani conosciuti a maggio. Un’amica ci aveva proposto una serata alternativa: andare con la sua compagnia teatrale a conoscere un gruppo di ragazzi africani confinati, è proprio il caso di dirlo, in un centro di accoglienza alle porte di Torino da dove non possono quasi muoversi.
Ho ripensato a questi ragazzi perché potevano esserci loro stanotte nel barcone affondato. Anzi, loro ci sono stati un giorno, solo che la fortuna ha voluto che per loro andasse meglio.
Le storie che ci hanno raccontato erano impressionanti. Una volta arrivati in Italia è stato tutto un pellegrinare di città in città fino ad arrivare a Torino dove hanno potuto finalmente, dopo 2 mesi, dare notizie di sé ai propri cari. Cose che ci farebbero impazzire, a noi abituati a comunicare ogni singolo spostamento.
Storie, racconti. La compagnia teatrale le ha messe in scena e anche quella volta ho cercato di essere presente. Un piccolo modo per raccontare le storie di tutti giorni, i pregiudizi con cui si devono scontrare quotidianamente. Un grande insegnamento. Una grande fortuna esserci, per ricordare che non bisogna dimenticare. 54 persone che hanno perso la vita inseguendo un sogno. Non voglio fare retorica o facile populismo, ma per chi muore inseguendo un pallone, cavalcando la moto vanno in scena prime pagine, sospensione dei campionati. Noi oggi tutti, io compresa, abbiamo fatto tutto come se nulla fosse successo.
Ecco, oggi passando vicino al centro dove sono ospitati ho visto questi ragazzi camminare per raggiungere quella che è la loro casa e la loro famiglia. E mentre passavo in macchina, guardandoli non potevo a meno di chiedermi quali immagini di quella traversata fossero ancora scolpiti nei loro occhi. Pensare che in fondo loro sono stati fortunati, perché qualcuno non ce la fa.
Certo, tutto quanto ci sta sotto è sicuramente più grande e di meno facile gestione di come è scrivere un post … ma certo che il desiderio è quello che si possano trovare delle politiche, dei modi che permettano che queste cose non succedano più, mai più.
Devi leggere “Nel mare ci sono i coccodrilli”, lo apprezzerai.
Ciao,
Emanuele
Grazie per la segnalazione, andrò sicuramente a cercarlo 🙂