Papa Benedetto XVI lascia dopo 8 anni il suo Pontificato. Una notizia che per certi versi ha dell’incredibile, visto che è da 600 anni che non avveniva un cambio alla guida della Chiesa con un Papa in vita. E’ strano. Mancano i serpentoni di gente davanti a San Pietro, mancano tutti i “riti” della morte di un Papa.
Sono stati sentimenti contrastanti quelli che mi hanno lasciato in cuore questo rimbalzare di notizie.
Fiumi di parole, fiumi di fotografie, video e quant altro oggi, che già presagisce alla prima elezione di un Papa nei tempi social. Stasera a cena si scherzava dicendo che l’annuncio magari non verrà più fatto da un microfono dal famoso balcone, ma con un tweet. No, non sarà così.
Scelta giusta, scelta sbagliata. Tutti si interrogano, tutti provano a dire la loro, ma solo lui, la parte in causa sa qual è la cosa giusta in questo momento. 6 mesi per pensarci sono un’eternità. Mi piace un commento letto su questo articolo (che vi consiglio di leggere!): “spicca il gesto del Papa che mi pare sia un bel segno di contraddizione. che si accompagna armonicamente con la testimonianza di GPII che invece scelse in un altro momento storico di testimoniare la forza della debolezza“. Come a dire: ad ognuno il suo tempo, il suo ruolo, il suo modo. E’ questo il bello del Servizio. Uno lo fa in un modo, l’altro in un altro. Rimane servizio.
Di fronte ad una scelta umana ‘drammatica’ come quella che oggi ha preso il Papa, un essere umano anche lui, il silenzio sarebbe l’unico commento giusto. E non centra essere cattolici, agnostici o anti clericali: il rispetto non ha religione.
Ma ci sono alcuni aspetti, secondari e non, che ho colto in questa vicenda e che mi hanno tanto colpita.
Il primo è la semplicità, la delicatezza con cui Benedetto ha dato l’annuncio. Poteva convocare una mega conferenza stampa, far montare un alone di mistero intorno a quello che voleva comunicare e poi dare il colpo di teatro. Non è mai stato amante degli show e del centro dell’attenzione. E anche questa volta non si è smentito. L’ha fatto parlando al fondo di un incontro già fissato e di per sé ‘insignificante’. Mi ricordava molto quel Bambino nato in una mangiatoia. Quasi a ricordarci che l’importanza non sta nella forma.
Un secondo aspetto su cui sento di aver tanto da imparare è il come il Papa in questi mesi abbia saputo custodire questa sua scelta, immagino in un “a tu per tu” continuo con Dio fino ad arrivare ad oggi. “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che …” un esempio che mi ha ricordato una cosa dettami qualche tempo fa, con parole diverse ma con uguale sostanza da una persona riguardo ad alcune mie fatiche di riuscire a “scegliere” cosa fare. Segno che forse c’è ancora tanto da lavorare.
In fondo vorrei lasciare la più grande lezione che ha dato: la libertà di accettare il limite umano. L’umiltà.
ps: quella che vedete in alto è la foto che abbiamo fatto (eggià, in quel gruppone ci sono anche io) ad aprile del 2011 con Papa Benedetto. E’ una storia incredibile. Quando ero ai Castelli, un giorno avevamo in programma una gita a Roma per andare a fare le turiste. Quella mattina il Papa era in udienza e gli veniva presentato YouCat, il catechismo dei giovani. Per farla breve, ci siamo ritrovati ai lati del palco nel gruppo di giovani a rappresentanza. Poi è arrivato un ometto in doppio petto che ci ha detto se eravamo pronti per andare a fare la foto con il Papa. Noi eravamo uscite con l’idea di andare a visitare il Colosseo, quel giorno. Ho un bel ricordo di quel momento!