Quest’anno mi è capitato di seguire dall’inizio alla fine XFactor, il talent show di musica trasmesso da Sky, vinto qualche giorno fa dal gruppo veronese dei Soul System.
Ma non sono qui a scrivervi di questo, quanto piuttosto di una riflessione che ho fatto a margine.
Devo fare un po’ di storia, per chi non conosce il programma. XFactor si divide in due fasi: la prima è quella delle selezioni, che prevede più step, e poi c’è quella dei Live, che accompagna i concorrenti che hanno superato la prima fase fino alla finale. A selezionare e poi guidare nella gara i concorrenti, suddivisi in categorie, sono quattro giudici, quest’anno Manuel Agnelli, Arisa, Alvaro Soler e Fedez.
I Soul System hanno passato le prime fasi fino a quelli che vengono chiamati gli Home Visit dove il loro giudice di categoria, Alvaro Soler (si, quello di “mira Sofia” che abbiamo cantato fino allo svenimento per tutta l’estate) ha deciso di preferigli un altro gruppo. Che però, per motivi di regole del gioco del programma televisivo, ha preferito abbandonare – con relativa polemica – lo show, rendendo quindi possibile il ripescaggio del gruppo veronese.
Che a quel punto, forte dell’energia e dell’allegria che ha portato sul palco serata dopo serata, è arrivato non solo a fare breccia nei cuori degli italiani ma sopratutto in quelle del proprio giudice (a quanto pare, quando ci sono in mezzo le dinamiche televisive bisogna sempre prendere tutto con le pinze). Sì, l’Alvarone, che inizialmente li aveva solo ripescati, ha incominciato ad affezionarsi – questo le telecamere ci hanno mostrato – a questi 5 pazzi scatenati finendo, durante la finale, per annunciare di volerli con lui nelle date italiane del suo tour.
Ecco, questa è la storia.
La riflessione che ho fatto a margine di questa storia è che vorrei essere capace di fare come Alvaro Soler: essere in grado di ricredermi nelle cose, di non lasciare che la prima impressione sia quella che categorizza e identifica una persona o una situazione. Essere capace, umilmente, a cambiare idea.