Un pomeriggio come tanti altri, che probabilmente si ripeterà tante altre volte, in effetti.
Tu a fare il tuo “lavoro”, solo che poi finisci per trovarti inconsapevolmente nel bel mezzo di un “ritorno” e guardandoti intorno senti il bisogno di imparare tante cose da quello che vedi nel modo d’essere di chi probabilmente, e non certo per la stanchezza del viaggio, in cuor suo vorrebbe non mettersi al centro della scena.
La semplicità dei rapporti, quel sapere stare al gioco, quel giusto ordine nelle cose, una buona dose di ironia… ma soprattutto: lo stupore.
Quello stupore davanti ad un biglietto trovato ad attenderti – no, non parlo di me – e che qualcuno ti ha fatto arrivare dalla Liguria recapitandolo al capotreno e che qualcun altro è andato a prendere dallo stesso capotreno in stazione a Torino, cose che alla mia mente ultra matematica potrebbero anche sembrare un po’ esagerate, ma da cui invece dovrei solo imparare perché – e di qui il senso dello stupore di chi si è sentita raccontare questa storia – raccontano di gesti concreti, che non mirano tanto alla forma ma alla sostanza delle cose.
Ecco, ieri sera tornando a casa speravo proprio questo: aver rimesso a fuoco questa voglia di non stancarmi in quello stupirsi dove pur tutto può essere ovvio. E avere sempre voglia di stupire, e non con cose troppo ragionate, costruite. Così come vengono dal cuore.
E stamattina mi venivano in mente le parole di Jovanotti in una delle canzoni – forse non a caso – che più mi piace, “Fango”. C’è tutto.
ma l’unico pericolo che sento veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente
il profumo dei fiori l’odore della città
il suono dei motorini il sapore della pizza
le lacrime di una mamma le idee di uno studente
gli incroci possibili in una piazza
di stare con le antenne alzate verso il cielo
io lo so che non sono solo
ps. Ci sarebbero tante cose da poter raccontare, è tanto che non scrivo più da queste parti e la vita è sempre molto creativa. E chissà che non un giorno non ci riesca. Oggi volevo incastonare questo.
sai che mi hai fatto emozionare? sei stato molto sintentico e pragmatico eppure la tua riflessione mi ha toccato…avevo dimenticato cosa si provasse a fare dei gesti piccoli, banali, ma che magari nell'altro hanno un impatto, un riscontro pazzesco, molto più grande di quello che si possa prevedere o sperare. e di quanto si renda felice l'altro e che per riflesso, quanto diventi felice tu stesso. Ultimamente mi sono troppo concentrata sui miei bisogni, sul mio puntare i piedi e dire "ehi, perchè devo fare sempre io ad altri quello che vorrei che almeno una volta vorrei ricevere?" ed è sbagliato perchè il semplice dare e senitre batter eil cuore dell'altro dovrebbe essere il riconoscimento più grande e dovrebbe bstare solo quello.Grazie per avermelo fatto ricordare.
Giro virtualmente il grazie a chi con il suo essere mi ha messo davanti a questi pensieri che sono contenta siano stati utili non solo per me 🙂 E grazie perché hai completato il mio pensiero con il tuo commento 🙂
Bello, brava.
Ciao,
Emanuele
L'importante è non stupirsi per cose negative. Duca