L’Italia è approdata agli ottavi dei Mondiali che si stanno svolgendo in Germania. A fatica.
Ieri ha battuto la Repubblica Ceca , vincendo il proprio girone, ha evitato lo spauracchio Brasile. Almeno per ora.
Perchè, a meno che non lo faccia fuori qualcun’altro, se arriviamo in finale contro ci dovremo giocare.
Non ha convinto nessuno la nostra nazionale. Di gioco ne ho visto ben poco. Ancora non capisco perchè Totti si stato fatto giocare nella partita di ieri. E’ fuori condizione, non si può negare. Azzardo a dire che si fosse trattato di Del Piero non sarebbe arrivato alla seconda partita.
A proposito di Totti. Ieri in diverse occasioni ha provato il suo colpo, il "cucchiaio". Quello che ne è venuto fuori è stato però un "cucchiaino".
Qualcuno dice che si tratti anche di un’operazione commerciale
(Articolo tratto da Tuttosport di oggi 23/06/06 pag 3.)
PIERO VALESIO
SAREBBE profondamente sbagliato prendersela con Totti. Ha tentato in almeno un paio di occasioni di esibirsi nel famoso numero del cucchiaio, non riuscendoci e provocando qualche travaso di bile in mezza Italia? Abbiate comprensione, tifosi italiani; una spiegazione c’è. Forse Francesco non ha fatto altro che rispettare gli accordi, né più né meno l’attività cui si sottoponiamo tutti quando paghiamola rata del mutuo acceso per la casa. Voi rispettare gl’impegni? Così fa anche lui. Dato che a pensare male si fa certamente peccato ma ci si gusta anche la soddisfazione di fare centro ecco una succosa ipotesi sui malriusciti cucchiai di ieri pomeriggio. Come molti ricorderanno Francesco Totti è stato l’indimenticato non ché indimenticabile protagonista di una serie di spot televisivi in cui prima staccava la presa del telefono a mò di tappo di champagne ( « Pop » ) , poi si meravigliava di fronte all’innovazione tecnologia della tv in diretta sul videofonino. Ed infine, con quel sorriso che passerà alla storia, ci lasciava con un interrogativo che lì per lì abbiamo preso come una mezza battuta: « Pensa se je faccio er cucchiaio » . Ecco svelato il segreto: non era una mezza battuta ma un finale aperto! Il prosieguo reale di quella campagna pubblicitaria è quanto abbiamo visto ieri: non più minispot o minibreak, chiamateli come volete, brevi ma fastidiosi come una puntura di zanzara; bensì l’evento stesso, in questa caso la partita che diventa un lungo richiamo pubblicitario. Quando vedete maglie da calcio con tre strisce bianche sulle braccia non c’è nessuno che pensa all’autostrada a tre corsie fra Bergamo e Milano; viene bensì in mente un marchio. Ecco: e se le cucchiaiate di ieri non fossero altro che l’equivalente di quelle strisce, o di uno swoosh o di quello che volete voi? A parte che se di cucchiai si è trattato si sono rivelati storti come quelli passati sotto gli occhi di Uri Geller, con questa possibilità tutto si spiega: diciamo che Francescone nostro aveva qualche obbligo pubblicitario da rispettare. Certo si aprono ora scenari inquietanti: se arriveremo ( il plurale è un atto di fiducia) ai rigori in uno dei prossimi incontri e sul dischetto andrà Totti ci saranno da mettere in conto un certo numero di crisi d’ansia, un elevato numero di strizzamento di zebedei e anche di altri riti propiziatori tesi a sperare che Francesco abbia espletato tutti i suoi doveri da testimonial; e che dunque tiri un penalty normale. E se poi tale pratica dovesse prendere piede? Prestiamo attenzione ai prossimi giorni del mondiale, potremmo vederne delle belle. Se dovessimo improvvisamente accorgerci che Platini sta giocando con la Francia, che un ragazzino catalano è seduto sulla panchina della Spagna oppure che Ronaldinho, colto da anomalo raptus, continua a tirare contro la traversa colpendo la medesima dieci volte di fila attenzione: forse vorrà dire che i pubblicitari, stufi di dover sottostare a quella cosa noiosa che è la realtà di una partita di calcio, hanno deciso di sostituirvi la loro. Del resto laif is nau sì o no?
La prossima gara sarà contro i canguri australiani allenati dallo stesso allenatore che aveva la Corea quattro anni fa. Gli scongiuri sono d’obbligo. Ma sopratutto un’Italia diversa da quella vista fin qua. Altrimenti, il charter è pronto per tornare a sorvolare il Colosseo.