Stavo tornando a casa, in macchina. Superato il semaforo, svoltato a destra ho imboccato la strada dove abito. Metto la seconda, metto la terza, accellero. E con la coda dell’occhio, già da lontano, avevo intravisto la sagoma della mia anziana vicina del piano di sopra (che ha già avuto modo di essere presente in queste pagine), che portava una grossa busta in una mano – con dentro una bellissima pianta dai fiori rosa, l’ho vista dopo – e nell’altra aveva un sacchetto di dimensioni più ridotte, ma pur sempre ingombrante. Immagino fosse appena scesa dal bus e si stesse avviando con tutto quell’armamentario in mano verso casa.
A passo lento, faceva fatica a camminare, si vedeva senza bisogno della coda dell’occhio.
Era tardi, avevo fame. Ho rallentato per evitare alcune buche e poi per fare la curva che mi avrebbe portato sul rettilineo di casa. Ma è bastata una frazione di secondo per frenare, fare una piccola retromarcia e raggiungerla. Ho abbassato il finestrino e le ho detto: “Le posso dare uno strappo? E’ vero che sono ormai pochi metri, ma vedo che ha delle borse pesanti ed ingombranti. E tanto andiamo dalla stessa parte!“.
Stupita, mi ha sorriso e ha accettato di buon grado il passaggio. Le ho preso la borsa e gliel’ho sistemata con cura sul sedile, mentre le si sedeva vicino a me.
Siamo arrivate al cancello, sono scesa ad aprirlo, siamo arrivate in cortile e siccome loro hanno il primo posto auto e noi l’ultimo mi sono permessa di farle una battuta: “Oggi le faccio fare un’esperienza diversa: venire fin quaggiù”. Se fosse stata una comunicazione digitale avrei potuto fare una faccina, così 😀
Siamo scese, ho recuperato la mia borsa, ho preso la sua e ci siamo avviate verso il portone. “E’ già la seconda volta che mi dà una mano, lei è proprio un angelo“. Mi sono schernita: “Ma si figuri, ho visto che era un po’ in difficoltà e mi è sembrato normale darle una mano“. “Si, ma sa, non è mica scontato. Dovremmo tutti aiutarci di più, essere presenti per gli altri … ed invece viviamo in un mondo indifferente. E sa di chi è la colpa? La colpa è della mia generazione“. Sono seguiti complimenti all’educazione che ho ricevuto – e che giro a mamma e papà.
Io sto vivendo un periodo della mia vita non semplice ma … sono entrata in casa con la consapevolezza che ho qualcosa da dare. Con la consapevolezza che tutti abbiamo qualcosa da dare. Con la consapevolezza che basta a volte poco: per cambiare un po’ in meglio il mondo e la propria giornata.