Questa è la mia chitarra. Quella storica, che mi ha accompagnato per tanti anni nella mia adolescenza.
Congressi, vacanze, gite. Dove c’ero io, c’era anche lei. Dove c’era lei, c’ero anche io. Una sorta di “coperta di Linus”, tanto che mi ero meritata, ad un certo punto, il soprannome di “Juboxe”. Era come fosse un prolungamento delle mie braccia.
Ricordo quella volta che ho provato a portarmela dietro anche in p.zza San Pietro, in mezzo a migliaia di persone in un caldo pomeriggio di inizio giugno, appena diventata maggiorenne. E la disperazione di avere avuto l’idea di portarmela dietro, in mezzo a quella calca umana. E, ovviamente, fortuna volle che la polizia, nei suoi controlli random per gli accessi in piazza, chiese a me di poterla aprire per controllarne il contenuto, vuoi mai che li dentro ci portassi un mitra! 😀
Ma poi eccome se tornò utile. Non con una strimpellata, ma come “cuscino” su cui distendersi, 30 secondi, appena conquistato il mio posticino in mezzo a quel mondo variopinto.
E poi … e poi per un po’ è stata “abbandonata”, lassù in mansarda.
In questi giorni, complice l’aver restituito la più moderna acustica che per un po’ ho custodito nel frattempo di restituirla alla proprietaria, sono andata a riprendermela, non senza un filo di emozione, da lassù. Era un po’ da risistemare, una corda rotta, ma un po’ di manutenzione e l’ho rimessa in sesto. Rimessa in sesto per altre battaglie e altre avventure, chissà.
Ho postato questa foto su Facebook e sotto l’immagine sono incominciati ad arrivare copiosi, i commenti di tanti amici, vicini e lontani. Coloro che mi hanno visto utilizzarla negli anni, che ne hanno sentito uscire le note, gli accordi, uno dopo l’altro. Coloro che l’hanno “firmata” e che hanno lasciato così un pezzetto di loro sul legno chiaro della cassa della chitarra. Cosa per cui un giorno mi presi una sonora sgridata da una musicista. Perché ovvio, tutte quelle scritte e le manine “rovinano” la cassa e la sua acustica. E pazienza, ormai il danno era fatto. Ed ero pronta a sacrificare un po’ di perfezione sonora per portami sempre in giro i miei amici e i miei ricordi.
Mi hanno fatto molto piacere tutti gli attestati di “stima” e di affetto per questa mia chitarra anche se in fondo, mi dicevo, è solo un oggetto.
Si è vero, è solo un oggetto. Ma è bello scoprire come questo oggetto, usato in mille e mille occasioni, sia stato in fondo catalizzatore di tanti rapporti.
Ed è bello riscoprire che, come tutti gli oggetti che ci sono dati in dono, tanto dipende da come e per cosa li usiamo.
Un accordo. Una nota. Tanti amici e amiche fatti cantare.
E’ ora di riprendere la tua carriera, cara chitarra 😉