Stasera ricomincia Don Matteo!
Prima o poi dovrò andare a fare un "pellegrinaggio" a Gubbio: non esiste che io, arrivati alla settima serie, non l’abbia ancora vista!
Stasera ricomincia Don Matteo!
Prima o poi dovrò andare a fare un "pellegrinaggio" a Gubbio: non esiste che io, arrivati alla settima serie, non l’abbia ancora vista!
E di grazia, l’amico Renato (Brunetta), che ne pensa? Visita fiscale, la prossima volta!
ps. avevo deciso in cuor mio di NON parlare più di politica (?), ma ogni giorno ne esce una e questa volta veramente non sono riuscita a trattenermi. Siamo già oltre il dessert (amarissimo) qui. Chiedo venia.[Photo credit]
Oggi è il 09/09/09.
[E questo post dovrebbe apparire pubblicato alle 09:09].
ps. Lo sapevate che esiste un comune, in provincia di Vicenza, che sia chiama Nove?
Signori e signore. Giù il cappello davanti alla Televisione. E chissà che cosa ne pensava della deriva in cui purtroppo è caduta.
Mi mancheranno i suoi siparietti con Fiorello a W Radio2. Come una seconda giovinezza in un’amicizia che si vedeva fosse tra i due spontanea. E nella sua semplicità e schiettezza, i minuti che passavano dalle 14.45 alle 15.00 era imperdibili.
Non seguo molto il motociclismo e – forse perderò la stima di qualche lettore dicendo ciò – ho sempre un po’ trovato Valentino Rossi un tipo un po’ "spidocchioso". Ma niente di personale, sono quelle sensazioni a pelle che uno ha e non può nascondere.
Ma tolto questo, devo dire che riconosco che sia una persona che (per lo meno in pista) sa prendersi "poco sul serio" e ammettere i propri sbagli, anche in modo goliardico verso sé stesso come ha fatto oggi presentandosi sul podio con un paio di orecchie d’asino per ricordare quanto "sia stato asino" nella caduta della scorsa MotoGP, aspetto rimarcato anche con un simpatico casco con su disegnato un ciuchino.
Quando ci vuole, ci vuole: Valentino, hai tutta la mia stima! C’è qualcuno che potrebbe e dovrebbe prendere esempio, neh! – tranquilli, non è riferito a nessun lettore del mio blog!
Siamo quasi alla fine della prima rassegna dei libri letti durante quest’estate. Gli altri sono sulla mensola della mia camera che attendono ancora di essere divorati.
Il libro che vi presento diciamo quindi che è sul podio e prende la medaglia d’argento e che ha primeggiato quasi alla pari con quello che alla prossima puntata vincerà la medaglia d’oro.
E’ un libro relativamente breve, molto veloce ma che in effetti in alcuni punti tende un po’ a rallentare la narrazione. Ma glielo si può perdonare e concedere.
Nel magico Oriente, una storia incantata per entrare nel mondo della matematica, per penetrare il segreto dei numeri, per capire il loro stretto legame con i grandi problemi filosofici e morali dell’uomo. Per dimostrare che la matematica possiede non solo verità, ma anche suprema bellezza. "Se contempliamo il cielo in una notte limpida e tranquilla, sentiamo di non poter comprendere le meravigliose opere di Dio. Ai nostri occhi stupiti le stelle formano una luminosa carovana che viaggia in un deserto infinito, dove sterminate nebulose e pianeti erranti seguono eterne leggi nelle profondità degli spazi e ci suggeriscono una nozione ben precisa: l’idea di ‘numero’"
E’ la storia di un uomo che guardando un gregge sterminato riesce a dire esattamente da quanti animali e composto, che spiega perché due numeri sono amici tra di loro, che dirime questioni di eredità, che insegna la matematica ad una giovane che poi diventerà sua moglie …
Certo, c’è molta matematica in questo libro, ma tutta accuratamente spiegata da essere comprensibile a chiunque.
Un libro veramente molto bello e che mi piacerebbe avere da conservare, a dire la verità. Un libro che non distingue tra matematica e filosofia, tra numero e riflessione. E’ una riscoperta della Matematica al di là del numero, delle formule. Forse può aiutare a capire il vero ruolo di questa scienza che, detto tra di noi, mi fa penare e non poco sui banchi universitari tanto da non sopportarla proprio più tanto. Ma qui l’ho riscoperta.
Consigliato a tutti, affini al mondo matematichese e non.
Pausa dallo studio ed eccoci ad un altro dei libri che ho letto quest’estate, così magari evito di parlare di politica (poca a dire la verità) & affini (nonostante nel mio passato non abbia niente di cui preoccuparmi e quindi potrei permettermi di farlo, ma sto incominciando ad avere il voltastomaco da quello che leggo).
Ritornando al libro.
E’ abbastanza intuibile dal titolo che si tratta di una parodia del più famoso "Il codice da vinci", parodia in salsa (dolce) prettamente piemontese!
Rimpiango un po’ di averlo letto senza prima aver letto il libro da cui è tratta la parodia …. ma pazienza, non si può aver tutto dalla vita, anche se sicuramente se l’avessi fatto me lo sarei potuto gustare (è proprio il caso di dirlo) di più capendo i parallelismi e le prese in giro del buon Bruno Gambarotta.
E’ un libro che scivola via molto veloce e leggero. Consigliato come lettura spensierata!
Sarà un caso, ma in questi giorni, avendo dovuto riprendere in mano gli appunti di logica matematica per (tentare di) preparare un esame non di certo programmato e che provo ad infilare per via di cambi di date da parte di gente a cui evidentemente piace testare la pazienza degli studenti … dicevo, sarà un caso ma in questi giorni mi sono resa conto che ho una domanda che mi ronza in testa da qualche giorno.
Il problema serio è che penso che per una questione che di logico non ha pressoché nulla *la* risposta "logica e secca" che tanto mi piacerebbe avere non "esista", o meglio, esiste in circa 7 miliardi di versioni diverse.
Io però devo ancora capire la mia.
"Massimo Gramellini è una delle più acute e brillanti firme del giornalismo italiano che dalla prima pagina de La Stampa dà ogni giorno il BUONGIORNO ai suoi lettori con corsivi ricchi di apologhi, fatti della vita e ritratti esilaranti in punta di fioretto. In genere, ritratti di italiani. Umorali e anarchici, vittimisti e superficiali, con il pallino del posto fisso e completamente privi di senso dello Stato, perché semmai è lo Stato che fa loro senso.
Di italiani, ma non solo. Il campionario è vasto. Americani che si credono padroni del mondo ed europei che non credono più a niente, politici d’assalto e cittadini indifesi, (s)vip e presunti famosi, coppie precarie ed eterni single, figli molli e genitori bulli, facce toste ed eroi della porta accanto, tifosi sfegatati e atleti dopati, analfabeti di ritorno e altri di sola andata. Difficile non ritrovarsi nell’Abbecedario immaginario dell’autore. Difficile non ridere, appassionarsi, indignarsi persino. E alla fine, per essere felici o almeno provarci, la regola sembra essere per tutti una soltanto: tornare ad agire con la spontaneità degli ingenui."
Copio e incollo (vale anche per l’immagine) direttamente dal sito dell’editore perché questo libro è di difficile "definizione". Non si tratta che della collezione, infatti, dei Buongiorno di Gramellini, raccolti per tematiche e che raccontano la vita di questo mondo grosso modo nel periodo 2003-2007.
E’ una lettura piacevole, in certi punti anche molto tagliente e si riscoprono vecchi casi "eccellenti" di cronaca ormai chiusi nel cassetto del dimenticatoio. Alcune cose condivisibili, altre riflessioni un po’ meno.
Diciamo che non è una lettura impegnata ma può essere un buon diversivo.
Eccoci alla prima puntata con l’appuntamento letterario di questo blog (ieri altro giro in biblioteca, nuovi gialli e nuovi libri di altri generi).
Incomincio, in un’ipotetica scala di valori, dall’ "ultimo" libro fino ad arrivare a quello che mi è piaciuto di più.
Il primo è "La classe", di Bégaudeau François.
A questo libro assegnerei la palma di "senza infamia e senza lode". Anzi, forse con una leggera pendenza verso l’infamia, a dire il vero.
L’ho trovato un libro che sì, scorre, ma su cui assolutamente non ci si riesce a fermare, riflettere. Che non "dice" niente, racconta racconta ma senza, forse volutamente, prendere una posizione, dire qualcosa in più. Quasi una cronaca asettica, direi.