Lezioni di vita

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Un’immagine come se fosse quella di ognuno di tutti questi fantastici atleti che ci stanno regalando emozioni e soddsfazioni forse anche al di sopra di quelle date dai ‘normodotati’. E che eppure passano in silenzio, in un’articolo della Gazzetta oltre la metà pagina, dopo aver ampiamente parlato di calcioscommesse, rigori, polemiche… Lo so, è la solita retorica.
Ma credo che l’impresa di questi ragazzi sia doppia, prima di tutto sportivamente, perché sopperire a deficit richiede il doppio di sforzo fisico. E doppiamente anche a livello umano, accettare e fare trampolino di successo la propria ‘diversità’ (ma perchè poi, non siamo anche noi ai loro occhi ‘diversi’, semplicemente ognuno con la propria diversa-abilità e, come dice bene una vignetta che avevo mandato ad Emanuele e lui aveva pubblicato, ogni limite può diventare una possiABILITÀ).

Chiamale se vuoi, lezioni di vita, anche per chi ha volte pensa di aver tutto.

“Budapest non dimenticherà questo chiasso” – Genfest 2012

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Raccontare un Genfest non è semplice.
Non è semplice quando l’hai visto nascere e poi, in qualche modo, hai preso un’altra strada. E magari arrivi ora, per lo meno, a ripensare alla superficialità con cui per un bel pezzo forse gli hai dato il benservito, nemmeno poi bene per colpa sua.

Però per fortuna il Genfest non è stata la fiera delle mie paturnie (anche se insomma…), ma l’incontro di 12000 giovani per rifocalizzare tutti insieme, e renderlo visibile, il proprio impegno quotidiano alla fraternità.

Una festa.

Ma anche una carrellata di esperienze personali sull’impegno che tanti giovani ci mettono per vivere questa benedetta fraternità, facile a dirsi ma che nella pratica quotidiana sbatte contro noi, contro le difficoltà, le sofferenze, le ingiustizie…l’elenco è lungo.

E poi un rumoroso e fragoroso flashmob sul Ponte delle Catene di Budapest, incastonato nello splendore e nella suggestione delle luci della notte ungherese, dove tutto si specchia nel maestoso Danubio.
Un ponte che divide, ma sopratutto unisce due città, Buda e Pest.
E che si ritrova nel simbolismo scelto dai giovani, proprio attorno alla figura della costruzione di un ponte.
Il titolo del Genfest2012, “Let’s Bridge, agli anglofoni suonerà sbagliato perché in effetti non significa nulla. Ma forse può stare a ricordare che ognuno ha il suo personale “Let’s Bridge…”. Ognuno sa dove nella sua vita costruire ponti, dove deve sporcarsi le mani.

La bellezza di un Genfest è che porta in sè un messaggio universale, che va bene per me che in Dio credo, ma va bene anche per chi non crede. Perchè la fraternità non è un concetto per pochi, sono quei piccoli gesti quotidiani…una miriade di piccoli gesti quotidiani che ognuno deve, anzi, può compiere per come gli viene chiesto.

Certo. L’esperienza di un Genfest è unica: giri per un’arena piena di bandiere di tutto il mondo che ti danno un respiro più grande, ti sembra di vivere in un sogno, in una cosa bella, la “folla” ti mette adrealina, euforia.
Soprattutto senti la forza di un cammino fatto insieme, di una cordata che non ha bisogno di un dove, di un quando. Sai che almeno altri 11999 giovani come te si sono messi in quella cordata e si stanno mettendo in gioco.

Tutto vero. Ma il mio ponte, i miei ponti non me li possono costruire altri, tocca a me farlo. Quindi forza, che il “bello” comincia adesso.

Budapest, Torino … il mondo non dovrà dimenticare questo chiasso! (Avete riconosciuto la semicitazione?!)

Un anno dopo

imageUn anno fa ero già ormai a casa. Finito di scaricare le valigie dal Frecciarossa che da Roma mi riportava a Torino.

Un viaggio di 5 ore a riassumerne un altro di 9 mesi, esatti come si trattasse di un parto, quasi. E in fondo un parto in qualche modo lo è stato.

E’ difficile raccontare perché non è stata soltanto un’esperienza fuori casa. E’ stato come se il tempo intorno a me si fosse fermato, come se qualcuno mi avesse preso e messo davanti ad uno specchio per conoscermi. Come se tutto fosse costruito intorno a me, perché tutto, ogni situazione, anche quello che poi dopo ho visto cambiare, io lo dovessi così. Partita all’avventura, non curante di tante cose, un po’ ingenua forse. E’ stato come mettere una linea di demarcazione nella mia vita, un prima e un dopo.

E’ partita una Daniela, ne è tornata un’altra. Come se in quei 9 mesi avessi fatto un viaggio al centro del mondo, al centro del mio mondo. Mi sono conosciuta, scoperta, piaciuta, ripudiata, persa e poi ritrovata. Ho ritrovato una strada che forse stavo perdendo. Ho scoperto il dolore, la scomodità, la difficoltà ma ho forse imparato a sopportare. Mi sarei arresa ad un certo punto, ma alla fine il giro l’ho fatto completo. Ho scoperto l’amore della mia famiglia, ho trovato sul mio cammino una quasi seconda “mamma”, che anche se da lontano mi ha messo più di una volta una mano in testa e mi ha accompagnato come soltanto certe poche persone esterne alla tua famiglia di sangue sanno fare. Tanto, troppo da dire di quei mesi. Tanto, troppo da dire anche di questo anno che è già trascorso dall’ultimo giorno passato a Grottaferrata.

E allora chiudo qui. Ma la strada continua.

Weekend offline

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Stanca, impolverata, pronta per mettere su un’azienda di pulizie (pulizia stanzoni e vetri di grosse dimensioni la mia specialità) , forse anche un pochino abbronzata…ma sopratutto contenta!! Un weekend offline, un po’ per scelta, un po’ per necessità visto che Smarty non prendeva. Ma mi ha fatto un gran bene e…spero di tornarci presto!

Ps: eh per inciso, oggi ho capito quanto sia importante migliorare il mio inglese!!

[ Foto mia ]