Il fairplay di Ivan Fernandez Anaya

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Il bell’esempio. Il gesto nobile, quello che per un volta fa più discutere delle polemiche, quelle solite, legate allo sport. Accade in Spagna qualche settimana fa: nella zona di Pamplona si tene un importante gara di cross country e il keniano Abel Mutai, 24 anni, medaglia di bronzo nei 3000m siepi ai Giochi Olimpici di Londra, è in procinto di tagliare il traguardo del Burlada.
Mancano pochissimi metri, il keniano, che ha dominato la corsa, rallenta in prossimità del traguardo credendo di essere arrivato, di aver finito la corsa. Frena il passo e getta un occhio al suo orologio. Ma non è così: il traguardo è poco più in là e per vincere Abel deve tagliarlo, solo che non se ne è accorto. Ecco che arriva da dietro un altro concorrente, lo spagnolo Ivan Fernandez Anaya: potrebbe superare e battere il bronzo di Londra ma…non lo fa, anzi, gli indica che non è ancora finita. E arriva, con grande fair play, secondo. Un gesto riportato da tutte le pagine dei quotidiani spagnoli. “Io non meritavo di vincere – ha detto lo spagnolo – Ho fatto quello che dovevo fare. Lui era il legittimo vincitore”.

Le cose belle sono fatte da piccoli gesti come questi. Che fanno ancora clamore, nel nostro essere continuamente intrisi in un mondo che sa parlare solo al negativo. Ma che possono darci il coraggio di sapere che per ‘cambiare il mondo’ bastano spesso gesti semplici.

Io oggi ho (ri)imparato qualcosa.

Qui sotto il video.

[fonte: HuffingtonPost]

TicTac … e l’antitaccheggio

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Ecco, diciamocelo: sono una grande fan dei Tic-Tac. Per questo giro spesso ne ho in borsa una confezione pronta per ogni evenienza. Però oggi pomeriggio ho imparato una cosa: che dopo averli comprati è sempre bene controllare se sulla confezione è presente un bel codice a barre ‘magnetizzato’ (anti-taccheggio, presumo) e nel caso farfelo smagnetizzare. Altrimenti potrebbe capire pure a voi che entrando in un qualsiasi negozio suoni l’aggeggio di controllo antitaccheggio. Così, giusto per evitare l’imbarazzo di sentirsi osservati dai presenti come il peggior ladro… Tutto per una semplice confezione di TicTac 😀

Tsunami politico

Ebbene sì, ultimamente su queste pagine sono tornata a parlare di politica. E in realtà, se solo il tempo me lo permettesse, mi piacerebbe farlo anche in modo più approfondito, ma per il momento mi accontento di riuscire a scriverci sopra qualcosa.

E’ indubbio che le dinamiche e gli equilibri della politica di casa nostra sembra stiano cambiando. Abituati all’opposizione di due grandi poli è nato, con la salita in politica di Mario Monti, un terzo polo capace di attirare e attrarre tutte quelle anime che in questi anni sono state ‘obbligate’ a schierarsi o a destra o a sinistra e che adesso, finalmente trovano una sistemazione più in linea con le proprie idee.

Al di là delle questioni politiche, al di là di quale simbolo andrò a barrare il 24 febbraio capisco anche chi a destra e sinistra storce il naso di questo, perché questi personaggi, mai forse totalmente “realizzati” nella loro appartenenza politica, sono paradossalmente quei gregari (per dirla con un gergo calcistico) che lavorano in silenzio, che pur non riconoscendosi in certe questioni, pur non lesinando critiche, pur magari a volte votando in contrasto con la linea del partito, paradossalmente risultano essere i più “leali” e che tutti vorrebbero avere in squadra.

Sono convinta che la riuscita di un partito, di un associazione, di un movimento, di una qualsiasi realtà aggregativa non è nel mettere insieme persone che dicano sempre di ‘sì’, ma di anime diverse che mettendo in gioco le loro diversità, il loro pensiero collaborino a riuscire a trovare una sintesi che tra la proposta A e quella B faccia nascere C.

Ma poi è anche vero che ognuno di noi, pezzo unico, tende a potersi esprimere meglio là dove si sente realizzato. Così nella vita, così penso che sia anche in politica. Per questo trovo giusto che, ora che il bipolarismo si sta un po’ allargando e che una nuova forza entra in gioco, vengano rimessi in discussione anche gli equilibri che animano l’appartenenza e che ognuno cerchi quel posto dove potersi esprimere al meglio.

Chiudo ritrovando molto il mio pensiero nelle parole di Pietro Iachino, capostipite di questo tsunami che Monti ha fatto abbattere – fortunamente – sul mondo politico italico e che, io sono convinta, non possa che fare bene. Non appoggiarsi sulle certezze è faticoso, ma aiuta a crescere.

Il partito non può essere concepito come una chiesa; o come una famiglia a cui si appartiene dalla culla alla tomba. L’atteggiamento di chi mi chiama “transfugo”, o peggio cerca di squalificarmi moralmente come un
apostata, nasce da quella concezione del partito, davvero sbagliata. Nel 2008 Veltroni mi ha chiesto di portare in Parlamento, nelle file del Pd, le mie idee e proposte; ho accettato, assumendo un vincolo di disciplina di gruppo che ho sempre rispettato rigorosamente nel voto in Senato, anche dopo che il partito
ha cambiato linea nell’ottobre 2009, fino allo scioglimento della legislatura. Però contemporaneamente ho anche assunto l’impegno con i miei lettori ed elettori a continuare a dire sempre liberamente tutto quello che penso, fino in fondo, anche se in contrasto con quello che la disciplina di voto mi imponeva. Se oggi, cessato quel mandato parlamentare, vedo nascere una nuova formazione, che non è un partitino ma un polo a vocazione maggioritaria, che mi consente di conciliare meglio la disciplina di gruppo con le mie idee e proposte, perché mai dovrei sentirmi in colpa per il fatto di scegliere di continuare in questa formazione la mia battaglia nella nuova legislatura, chiedendo ai miei elettori un mandato specifico che legittimi questa mia scelta?

Tanto

Anno nuovo. Si guardano i propositi mancati del vecchio anno, se ne cercano di nuovi per l’anno che comincia.

L’esperienza ormai mi ha insegnato che il bilancio alla fine dell’anno è quasi sempre passivo. Ma in fondo non è una cosa negativa, così tutti gli anni si può sperare l’anno successivo di fare meglio.

E’ anche il life-motiv del mio blog e quindi della mia vita:

“che la nostra vita sia un eterno ricominciare”.

Mi ero ripromessa di non fare propositi per questo 2013, ma uno mi sento di provare a farlo. Eliminare dal mio vocabolario nei rapporti, nelle situazioni e nelle varie realtà la parola ‘TANTO…’. Tanto le cose vanno così, tanto le cose non cambiano. Tanto……

Provare a dare una seconda chance, sempre.

[photo credits]

Aspettando i Maya – 2

  • Ho scoperto che quando non so dire ti amo, manco d’amore;
  • Ho scoperto che quando ho bisogno di appagamento esterno, manco di amore;
  • Ho scoperto che quando solo l’applauso mi rende felice, manco d’amore;
  • Ho scoperto che quando agisco per scrupolo di coscienza, manco d’amore;

Aspettando i Maya – 1

  • Ho scoperto che quando vedo nero intorno a me, manco di amore;
  • Ho scoperto che quando qualcuno mi suscita rabbia, manco di amore;
  • Ho scoperto che quando la mia vita diventa senza obiettivi, manco di amore;
  • Ho scoperto che quando l’arcobaleno è solo una scia di colore, manco d’amore;