Aspettando i Maya

Siccome manca ormai poco alla fatidica data del 21 dicembre, quando secondo le previsioni Maya finirà il mondo, ho pensato che questa occasione, a cui palesemente non credo, sia una bella occasione per prendersi un po’ più sul serio. Che siccome il mondo sta per finire – si si, come no – può essere l’occasione di ‘chiudere con il botto’!

Ho ritrovato un vecchio post con alcuni punti di cose “da imparare”. Così, per gioco, provo a suddividerli per i giorni che restano da qui al 21 per prendermeli come obiettivi della giornata. Se riesco appuntando qui sopra come è andata. Se qualcuno vuole condividere il ‘gioco’ è ovviamente il benvenuto! 😉

Si comincia domani!

On the road – L’accompagno io

Stamattina a Torino nevica.
Ero quasi arrivata in ufficio quando mi sono imbattuta in una signora filippina che chiedeva informazioni ad un signore. Inizialmente lui aveva capito che lei volesse andare al centro immigrazione e così le ha indicato la porta di ingresso, ci erano praticamente davanti.

Lei però gli dice che no, sta cercando l’ufficio della guardia di finanza. Insomma, interpretando un po’ quello che dice capiamo che sta cercando l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate. Che si, è in zona.
Il signore cerca di spiegarle la strada ma si rende subito conto che la signora fa difficoltà ad orientarsi.
“Ma guardi, l’accompagno io così non si perde”.
Io proseguo per la mia strada, loro li vedo perdersi dietro l’angolo.

Piccoli gesti.

Perché la carità è un mantello regale

Volo felice

Anzitutto, una persona che ha la carità non è orgogliosa: non ama dominare sugli altri; non la sentite mai biasimare la loro condotta; non ama parlare di ciò che fanno. Una persona che ha la carità non esamina qual è l’intenzione degli altri nelle loro azioni; non crede mai di far meglio degli altri e non si mette mai al di sopra del proprio vicino; al contrario, essa crede che gli altri fanno sempre meglio di lei. Non si offende se le si preferisce il prossimo; se viene disprezzata, rimane contenta lo stesso perché pensa che merita ancora più disprezzo.

(Chi) ha la carità evita il più possibile di recar pena agli altri, perché la carità è un mantello regale che sa nascondere bene gli sbagli dei propri fratelli e non permette mai di credere che si è migliori di loro.
(Curato d’Ars)

Provo a stamparmelo in cuore. E a viverlo.

Perfettamente in fila

Tutti i giorni passo davanti al centro immigrazione.
È sempre un via vai di persone, facce che raccontano di mille storie, mille esperienze, fatiche, speranze e sogni.

Qualcuno che corre perché in ritardo, con tutti i documenti in mano, o quando va bene dentro ad una cartellina. Altri che magari si son dimenticati la fototessera per i documenti e che se ne fanno fare una al volo al chioschetto ambulante che staziona davanti alla porta di ingresso, con i suoi odori (puzza di fritto solitamente) e la sua musica sparata a tutto volume. Basta sedersi su uno sgabello di plastica con dietro uno sfondo bianco, e il fido ragazzo che fino a tre minuti fa cucinava nel suo centimetro quadrato si arma di una digitale compatta e ti scatta una foto. Poi te la stampa con la stampante et voilà, ecco la tua fototessera. Tutto molto improvvisato.

Questo angolo è proprio un piccolo pezzo di mondo, e non solo per le variegate lingue che capita di sentire, o per i diversi colori che capita di vedere.

Stamattina arrivando ho visto una coda di ragazzi africani che sfidando il gelo di questi giorni aspettavano di poter entrare.

Le conoscete quelle grandi ammucchiate all’italiana? Quella dell’entro prima io, ero in coda da quindici anni, lui mi teneva il posto, non sai chi sono io, etc. L’avete presente? Chi non l’ha mai vissuto una volta, in banca, al supermercato, alla posta …
Ecco, per un attimo dimenticate tutto ciò e immaginatevi tanti ragazzoni in fila, uno per uno, con una grande compostezza, con ordine.
Nessuno che cerca di saltare la fila, nessuno che protesta o sovrasta gli altri.

Mi sono fermata a contemplare quella bella immagine e gli ho lasciato un sorriso.

E’ vero, l’educazione e il rispetto delle regole non hanno nazionalità. Ma stamattina mi dicevo che noi italiani avevamo qualcosa da imparare.

Il mio specchio

Un periodo particolare, quello dell’Avvento.Che insegna ad aspettare, ad attendere. A cercare. A trovare.

Stamattina leggevo questo articolo e … mi sembrava descrivesse alla parfezione e meglio di come mai avrei potuto fare io con le mie parole il turbinio di questo periodo, che forse non capita neanche poi così a caso, forse.

Come mettermi davanti ad uno specchio. Il mio specchio.

L’avvento è attesa, desiderio, sguardo in avanti, speranza. Tempo della preparazione, del già-e-non-ancora, del futuro-presente e del presente-futuro. Tempo degli appuntamenti, degli adolescenti, dei fidanzati, di chi sogna. Tempo del vuoto che non è mancanza, ma attesa, perché vocazione alla grandezza, all’infinito. Non di chi è sazio, ma di chi ha fame e sete di ciò che è più grande di lui.

Tu aspetti Qualcuno che sempre viene. L’hai aspettato l’anno scorso, è venuto, ma lo attendi ancora, perché il tuo accoglierlo ha aperto ancora più  il tuo vuoto per l’esperienza di non poterlo mai contenere.

Tempo dell’amore. Come nel Cantico: “Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline” (2,8). “Per le strade e per le piazze, voglio cercare l’amore dell’anima mia” (3,2). “Le grandi acque non possono spegnere l’amore, né i fiumi travolgerlo” (8,7).

L’amore viene. Ma dove? quando? come? con chi?

Non pretendere di definirlo, di catturarlo, di possederlo. Non è una cosa, non si identifica con ore di preghiera, con quantità di denaro dato in elemosina, con studi teologici, con voti religiosi o sacramenti amministrati e ricevuti. È una persona e ogni persona è un mistero da contemplare, indovinare, da cui lasciarsi avvolgere.

Ma anche lui ci cerca, ci attende, ha bisogno di noi. Anche per lui noi siamo mistero, lo sorprendiamo: “Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a  rendere gloria a Dio all’infuori di questo samaritano?” (Lc 17,19). “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!” (Lc 7,9).

Anche in lui c’è un vuoto che ha bisogno di essere riempito. Siamo fatti a immagine e somiglianza sua e vuole riflettersi in noi, è amore ed è alla ricerca di un amore che gli  corrisponda. Il suo vuoto è una piaga aperta, piaga d’amore che non si chiuderà mai.

Non stancarti di attendere, non dire mai che sei arrivato, che non ti manca niente. Ti mancherebbe tutto.

 

Permesso di soggiorno

Ricevo e ripubblico (ho solo adattato alcune parti per renderle comprensibili a tutti) questa ‘esperienza’ (massì, chiamiamola così) che S. mi ha mandato pensando che potesse stare tra queste pagine.
La ringrazio perché chi mi segue sa che mi piace pubblicare questi piccoli fatterelli che danno ancora speranza a questo nostro piccolo grande mondo.

E raccontarcele non vuol sempre dire ‘fare le sborone’ o essere poco modesti. Può dare la forza ad altri per provarci.

Pomeriggio libero dal tirocinio, vado a Frascati a comprare un manuale di fotografia e ritirare delle analisi e incontro Desy, la badante dei miei nonni. Viso tristissimo. Ha perso il permesso di soggiorno tornando a casa da Grottaferrata, dopo una lunga giornata di lavoro extra. L’ha cercato a lungo e stava per andare a fare la denuncia, ma l’ufficio è chiuso e non ne ha una copia. Pensa di doverlo rifare quindi, impiegando soldi che non ha.
Mi propongo allora di passare in rassegna, tornando a casa, tutti i negozi sul tragitto dove poteva averlo perso. Salutandola, mentre guidavo mi sono ritrovata a pregare: “Signore, tu hai detto Chiedete e vi sarà dato. Ti prego, fai che si riesca a ritrovarlo!!”. E vi giuro ragazze, mentre iniziava la questua, io ero CONVINTA che l’avrei ritrovato! Non so perchè ma ero certa al 100 %.. Entro allEurospin, niente. Farmacia. Estetista. Niente. Ultima spiaggia, cerco il numero dei carabinieri di Grottaferrata. Occupato per 5 minuti buoni, ma non si molla! Prendo la linea e chiedo. Il carabiniere mi fa: “Ne hanno portato uno in questo momento…”
Mi viene da ridere e quello mi avrà pure preso per pazza: gli volevo dire “Lei non idea che gran Signore è Dio!!”.
Non vi dico la gioia di questa ragazza appena gliel’ho detto.
A me ste cacchiate mi sconvolgono sempre, ma le voglio condividere, perchè con Dio al nostro fianco, i miracoli accadono, nelle cose più piccole.
(S.C)

Tutta precisione?

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Un po’ di giorni fa una persona mi diceva che bello voler fare le cose bene e con precisione, ma con pace e senza che questo diventi una cosa fine a se stessa e tanto per farla. ” (…) non come quell’investigatore privato, Dani, come si chiama?”. E lì per lì presa alla sprovvista non sapevo che nome tirare fuori. Mi era piaciuta la sua ricetta:

Ama e fa ciò che vuoi

di Agostiana memoria. E allora da quel giorno cerco (verbo per fortuna inventato per chi come rimane con tutte le sue umane miserie) di fare in modo che anche il voler lasciare la sedia a posto prima di uscire di casa non sia solo un esercizio di precisione, ma un modo consapevole per voler bene a chi passa dietro di me. La foto qui sopra? Tutti i giorni ogni tanto mi viene in mente quella chiacchierata e quell’ utile e provvidenziale suggerimento. Oggi però, ad un certo punto come un lampo, mi è venuto in mente quale era l’investigatore di cui si parlava: Poirot, che tra l’altro è nelle mie assolute letture preferite e di cui in effetti ho però sempre mal sopportato l’estrema pignoleria. Si vede che nella vita per capire le cose mi devo sempre scontrare con i loro estremi.