Sul tram – Le caramelle

C’è un bimbo qui vicino a me. Avrà al massimo 3-4 anni.
Ha la faccia ancora un po’ assonnata e interrogativa, la mamma tiene in mano la sua piccola cartella della scuola mentre in mano lui tiene un pezzo di merendina.

Un signore lo guarda, mette le mani in tasca e tira fuori un cioccolatino e una caramella. Li nasconde nel palmo della mano, si avvicina al bimbo e gli spalanca la mano: “Vuoi?” gli dice con un bel sorriso.
Il bambino guarda la mamma con un volto interrogativo e lei annuisce.
Il bimbo allunga la mano. “E come si dice al signore così gentile?”.

Il bimbo ci pensa un po’, e guarda la madre con quell’aria di ‘vergogna’ supplicante che sia la madre a compiere quel gesto.

“Dai, come si dice al signore?”, insiste lei.
“Grazie signore”, dice alla fine il bimbo abbozzando un sorriso.

Bene, anche la mia giornata può cominciare con un sorriso 🙂

Primarie PD, due domande veloci.

Al di là del se andrò a votare alle primarie, se non ci andrò. Di cosa voterò.

Leggo di sfuggita i titoli sui giornali online (ma anche a volte gli articoli) e mi sorgono due domande:

– ma i fiorentini sono contenti del fatto che Renzi sia sempre in camper in giro per l’Italia a fare un po’, diciamolo, gli “affari suoi” … della serie, Firenze chi la governa?!

– leggo che la corrente di Bersani ritenga Renzi reo di aver copiato parte del suo programma. Ma, facendo parte dello stesso partito, non dovrebbero essere contenti almeno su un punto di pensarla uguale? Che senso ha farsi la guerra? Perché possa arrivare a “godere” un terzo incomodo?

Bah. Cosa ho detto all’inizio? Se andrò. Ecco, se andrò.

Incontri digitali

Ogni tanto succedono episodi di incontri ‘digitali’ che lasciano un misto tra sorpresa e inquietudine.

Due episodi su tutti, entrambi recenti.

1 settembre.
Sono a Budapest al Genfest, in compagnia di almeno altre 12000 persone (stima per difetto). Nel programma serale facciamo una allegra sgambettata di qualche chilometro nel centro di Budapest verso il ponte delle Catene. Una volta lì sopra facciamo un flash-mob, forse il più grande mai fatto su di un ponte.
Uno dei gesti da fare è quello di scambiarsi ripetutamente delle sciarpette con chi ci troviamo vicino e così tutti facciamo.
Ad un certo punto, in questo turbinio di mani che si muove, faccio per scambiare una delle sciarpette ricevuta al giro precedente con un ragazzo avvolto nella sua grande bandiera spagnola.
Mi guarda e mi dice: “ma lo sai che io ti seguo su twitter?”.
Ora ripeto: eravamo 12000 persone, non 4 amici al bar.
Sono rimasta sconvolta per un bel 10 minuti: in mezzo a tutta quella gente ho incontrato uno che non conosco che mi ha riconosciuta come uno dei suoi following.

29settembre.
Anzi, a dire la verità il tutto comincia il 28.
Sempre su Twitter cerco la conversazione dsl joomladay, a cui avrei partecipato il giorno successivo.
Trovo un tweet di ‘ziopal’ che tra le altre cose ha postato la foto della Metro di sempre tutto finisce lì.
Il giorno dopo, ed eccoci al 29, giorno del JoomlaDay; salgo sul mio tram che fortunatamente mi permette di arrivare al PalaIsozaki abbastanza velocemente.
È sabato mattina, sono le 8.30, il tram è mezzo vuoto. Ad un certo punto salgono due che si piazzano davanti a me.
La deformazione ‘professionale’ mi fa squadrare loro e chi vedo salire per capire se stanno andando dove vado anche io.
Si, una rapida occhiata mi fa propendere per una risposta affermativa.

Poi tirano fuori lo smartphone, danno un’occhiata a twitter, qualche commento su tweet che scorrono nella loro timeline. Discutono sul fatto che il programma del mattino sarà poco interessante (e non avevano torto) e intusco che uno di loro sarà relatore del pomeriggio.
Io scendo, loro forse alla fermata successiva.
Perchè vi ho raccontato queste due storie?
Perchè al pomeriggio quando viene presentato come relatore ‘zioPal’, quello con cui avevo twittato la sera precedente, metto insieme i pezzi: era uno di quei due che stavano davanti a me sul tram! o_O    Allora gli twitto raccontandogli il nostro ‘incontro’ la mattina (con tutti i tram e tutti i posti dove ci si poteva fermare … ) e lui non collega subito la cosa, ma rimette insieme i pezzi qulche tweet più tardi. Una storia da romanzo la chiama. Beh, non ha tutti i torti.

Ecco la sorpresa mista ad inquietudine di questi 2 episodi.

Da una parte la sorpresa di incontrare senza accordo persone con cui si hanno interazioni virtuali.

Dall’altra l’inquietudine di dovervi dire, attenzione: il mondo è più piccolo di quello che sembra.

Penso che … ci saremmo capite

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Cara Chiara Luce, anzi, Chiaretta … devi avere un conto aperto con me, incomincio ad esserne abbastanza convinta!
L’anno scorso, poi questa estate e adesso un’altra avventura…mi sembra che non ti fai proprio mancare occasione per farmi mettere in gioco!

In questi ultimi tempi di assidua frequentazione di Sassello, più di una volta ho pensato quanto avrei voluto conoscerti personalmente, potermi fare la mia idea di te.

E difficile dire che cosa mi affascina di te. Forse la normalità che ti permetteva di essere radicale e “di mondo” allo stesso tempo. Come due opposti che si attraggono e si completano, che non possono stare uno senza l’altro. Ti immagino – e vorrei saper essere anche io – così.

C’è una cosa che sto scoprendo e che mi fa sentire tanto simile a te. Oggi pensavo ad una cosa che mi provocava sofferenza e ho pensato che in fondo anche tu ci hai messo un po’ a dire quel tuo Si.

Forse siamo un po’ uguali (ribelli) su questo. Nelle piccole e grandi cose, il Sì in fondo poi arriva, ma prima c’è da macinare un po’ dentro. Sventrarsi il cuore, sentirlo e vederlo ‘sanguinare’. Dover star un po’ lì, in quello star male, in quella sofferenza. Vederla, guardarla bene. Toccarla. Sentirla. Dargli un nome, una forma. Un po’ come andare giù giù giù e poi …. e poi risalire.

Non ci siamo mai conosciute e così cerco di conoscerti mettendo insieme i pezzi di chi ti ha conosciuto ma penso proprio che sì, ci saremmo capite.

Sul bus – La signora e il passeggino

Sono alle fermata che aspetto il bus e vicino a me c’è una giovane mamma con il suo bimbo che cercano di salire sul Satti, il pullman extraurbano che collega Torino fon la sua cintura.
L’autista non l’ha accettata a bordo con il solo biglietto urbano-sub urbano anche se ci sarebbe da discutere, perché lei stessa mi racconta che quel pullman l’ha preso tante volte e sempre con quel biglietto. Ma non essendoci una regola chiara (provate a chiamare Gtt per chiedere, ogni operatore vi dirà la sua verità a proposito) la cosa finisce per essere a discrezione degli autisti.

Così questa mattina la signora dovrà prendere con il figlio, sul passeggino, il pullman di linea.
Che fortunatamente non si fa attendere più di tanto.
Saliamo ed ovviamente c’è un po’ di assembramento (cara Gtt, certo che poi mi dovrai spiegare quale logica spinge, visto il riordino – e depotenziamento – degli orari a mettere i pullman doppi il sabato e la domenica e non durante la settimana quando si sa, le persone, sopratutto alle 8 forse sono un po’ di più).

Ma un po’ di spazio sul bus c’è e così non riesce contemporaneamente a tenere il passeggino ed allungare il braccio per timbrare visto che la guida dell’autista è abbastanza sportiva e con molti ‘strattoni’.

La signora dietro a lei si accorge della situazione, e lo fa anche il ragazzo che sta con la schiena sulla porta e ha i cuffioni nelle orecchie: così in tre le teniamo fermo il passeggino mentre lei riesce finalmente ad allungarsi verso la macchinetta a bollare.

Un sorriso e la settimana può cominciare.