Gli ostacoli sono quelle cose terribili che si vedono quando si distoglie lo sguardo dalla nostra meta (Henry Ford)
Un anno dopo
Un anno fa ero già ormai a casa. Finito di scaricare le valigie dal Frecciarossa che da Roma mi riportava a Torino.
Un viaggio di 5 ore a riassumerne un altro di 9 mesi, esatti come si trattasse di un parto, quasi. E in fondo un parto in qualche modo lo è stato.
E’ difficile raccontare perché non è stata soltanto un’esperienza fuori casa. E’ stato come se il tempo intorno a me si fosse fermato, come se qualcuno mi avesse preso e messo davanti ad uno specchio per conoscermi. Come se tutto fosse costruito intorno a me, perché tutto, ogni situazione, anche quello che poi dopo ho visto cambiare, io lo dovessi così. Partita all’avventura, non curante di tante cose, un po’ ingenua forse. E’ stato come mettere una linea di demarcazione nella mia vita, un prima e un dopo.
E’ partita una Daniela, ne è tornata un’altra. Come se in quei 9 mesi avessi fatto un viaggio al centro del mondo, al centro del mio mondo. Mi sono conosciuta, scoperta, piaciuta, ripudiata, persa e poi ritrovata. Ho ritrovato una strada che forse stavo perdendo. Ho scoperto il dolore, la scomodità, la difficoltà ma ho forse imparato a sopportare. Mi sarei arresa ad un certo punto, ma alla fine il giro l’ho fatto completo. Ho scoperto l’amore della mia famiglia, ho trovato sul mio cammino una quasi seconda “mamma”, che anche se da lontano mi ha messo più di una volta una mano in testa e mi ha accompagnato come soltanto certe poche persone esterne alla tua famiglia di sangue sanno fare. Tanto, troppo da dire di quei mesi. Tanto, troppo da dire anche di questo anno che è già trascorso dall’ultimo giorno passato a Grottaferrata.
E allora chiudo qui. Ma la strada continua.
Pezzettini quotidiani
Che ora è? È ora di far bene.
Weekend offline
Stanca, impolverata, pronta per mettere su un’azienda di pulizie (pulizia stanzoni e vetri di grosse dimensioni la mia specialità) , forse anche un pochino abbronzata…ma sopratutto contenta!! Un weekend offline, un po’ per scelta, un po’ per necessità visto che Smarty non prendeva. Ma mi ha fatto un gran bene e…spero di tornarci presto!
Ps: eh per inciso, oggi ho capito quanto sia importante migliorare il mio inglese!!
[ Foto mia ]
Guarite, scrivete, vivete
Guarite il passato,
Scrivete il futuro,
Vivete nel presente.
Chi beve per dimenticare, prima deve pagare!
Chi beve per dimenticare è pregato di pagare prima dell’ordinazione. Grazie.
Un idolo (errori ortografici a parte).
Combinazioni
Intrecciarsi di combinazioni
Scarpe al contrario
Raccontavo ad una persona recentemente della mia pausa pranzo, che faccio a casa della “santa” zia, due numeri civici più in là dell’ufficio. Santa perché ha dato le chiavi di casa prima a mia sorella ai tempi dell’università, e ora a me. È un piccolo regalo quotidiano, perchè mi permette di staccare il cervello per un po’. Nei giorni in cui dopo pranzo non vado a fare due passi, volendo ho a disposizione un letto, un divano per riposare, la tv da accendere…quasi il regno dei balocchi! Ma la cosa che mi piace di più, devo ammetterlo, è entrare e trovare i giochi dei miei cugini ad attendermi. Macchinine, lego … oggi il tappetone con gli animali e i numeri. Tutto quello che mi aiuta a ritornare con i piedi per terra, a cercare di prendere le cose e le difficoltà che magari ho lasciato due civici più in là con filosofia. Lo spirito di un bambino che si mette le scarpe al contrario per gioco e ti vuole convincere che le ha messe nel verso giusto. “Dovete tornare bambini”. Aveva proprio ragione.
Sul tram – La cosa più temuta
La cosa più temuta dagli abituali frequentatori dei bus e tram è il vedere alla fermata in cui si sta arrivando una scolaresca distribuita (ma d’estate il discorso allargatelo tranquillamente alle estati ragazzi), più o meno (spesso meno) ordinatamente sulla banchina.
E sperare per un momento che no, non debbano salire lì, dove sei tu. E nella frazione di secondo successiva doversi arrendere all’idea che no, saliranno proprio lì.
E quindi sotto con schiamazzi, maestre, insegnanti, educatori che tentano di tenerli a bada perchè per alcuni salire sul tram diventa quasi come andare alle giostre. Lo spazio è già quello che è, ma loro vorrebbero sempre andare da un capo all’altro per stare con l’amico, “devo dire una cosa a Mattia”…piccoli moti perpetui tra urli, scherzi, musica di Gigi D’Alessio a palla…
Ma il momento topico è quando da un capo all’altro del bus si leva la voce: “scendiamo alla prossima fermata”. E lì scatta il panico, si fa tutto un eco e un “passaparola” vociante in modo che nessuno si dimentichi di scendere.
Poi arriva fialmente la fermata e un altro grido, più perentorio del primo: “si sceeeeende”.
Apriti sesamo. Incomincia una corsa a chi scende per primo, quasi alla fermata ci sia un premio per chi taglia il traguardo.
Ma nonostante questo immancabilmente qualcuno deve essere preso a forza per un braccio e tirato giù. È allora che scatta la frase tipica, dell’accompagnatore1 all’accompagnatore2: “Sono scesi tutti?”. La risposta, 99 volte su 100 è fortunatamente positiva.
E fino alla prossima scolaresca, di nuovo un po’ di quiete. Ma in fondo in fondo: quanto avrei voluto essere uno di quei bambini?
Per vivere felici
La teoria di Snoopy.