Quando si dice la fantasia a tavola!
Arte culinaria
Della serie…in cucina si può far tutto! Come in tutte le cose basta un po’ di fantasia.
Bicicletta
Arte Bicicletta.
Olimpiadi 2012 – Londra
Manca ormai poco alle Olimpiadi di Londra e … certo su internet non manca il buon umore, a proposito!
Informatici
Tremendamente vera!!
Sul tram – Simone
Come al solito sono qui, sul “mio tram”.
Sulla “panchina” davanti a me questa volta c’è Simone, un bimbo che avrà 4-5 anni. Vicino a lui c’è la sua mamma e la sorellina, che avrà pochi mesi.
Simone, accovacciato sul sedile sta armeggiando con un gioco, una rotellina piatta e nera. È un tipetto abbastanza vivace, che si fa sentire.
Io sto armeggiando con lo smartphone. Ad un certo punto Simone incomincia a piangere: la rotellina si è incastrata in una fessura e non ne vuole sapere di uscire.
Lì per lì la mamma lo invita a desistere…cosa vuoi che sia una rotellina.
E invece Simone è proprio disperato.
Alzo lo sguardo e mi avvicino, tiro fuori dalla tasca la cartache ho appena utilizzato per ricaricare il cellulare e provo a fare forza con quella per tirare fuori questa benedetta rotellina che però è proprio incastrata bene e non ne vuole sapere di uscire.
Anch la mamma di Simone prende due matite dalla borsa e prova ma niente, è proprio incastrato bene!
La ragazza seduta di fianco a Simone alza la testa dal suo iPhone e cerca nella borsetta un paio di pinze e con quelle tenta di disincastrare quel giochino di Simone.
“Salvare” la rotellina è diventato l’obiettivo del nugolo di persone che si trova in quella parte del tram.
Proviamo ad usare insieme la matita e le pinzette, cercando di far leva fino a che puf, finalmente la rotellina esce dalla fessura per la gioia di Simone.
C’è uno scambio di sguardi reciproco, siamo tutti contenti della felicità di Simone che adesso si è andato a sedere e “scampato il pericolo” si tiene stretta in mano quella rotellina.
Son storie, piccole storie quotidiane.
Sound-check
Le varie visioni di un sound-check.
Quanti ricordi!
In mare
Mentre tutti guardavano il signor Schettino raccontare la “sua” verità sulla tragedia della Costa Concordia di gennaio, una barca affondava con a bordo più di una cinquantina di persone provenienti dall’Africa. Chiamale coincidenze, se vuoi.
Mentre leggevo la notizia mi sono tornati in mente un gruppo di ragazzi africani conosciuti a maggio. Un’amica ci aveva proposto una serata alternativa: andare con la sua compagnia teatrale a conoscere un gruppo di ragazzi africani confinati, è proprio il caso di dirlo, in un centro di accoglienza alle porte di Torino da dove non possono quasi muoversi.
Ho ripensato a questi ragazzi perché potevano esserci loro stanotte nel barcone affondato. Anzi, loro ci sono stati un giorno, solo che la fortuna ha voluto che per loro andasse meglio.
Le storie che ci hanno raccontato erano impressionanti. Una volta arrivati in Italia è stato tutto un pellegrinare di città in città fino ad arrivare a Torino dove hanno potuto finalmente, dopo 2 mesi, dare notizie di sé ai propri cari. Cose che ci farebbero impazzire, a noi abituati a comunicare ogni singolo spostamento.
Storie, racconti. La compagnia teatrale le ha messe in scena e anche quella volta ho cercato di essere presente. Un piccolo modo per raccontare le storie di tutti giorni, i pregiudizi con cui si devono scontrare quotidianamente. Un grande insegnamento. Una grande fortuna esserci, per ricordare che non bisogna dimenticare. 54 persone che hanno perso la vita inseguendo un sogno. Non voglio fare retorica o facile populismo, ma per chi muore inseguendo un pallone, cavalcando la moto vanno in scena prime pagine, sospensione dei campionati. Noi oggi tutti, io compresa, abbiamo fatto tutto come se nulla fosse successo.
Ecco, oggi passando vicino al centro dove sono ospitati ho visto questi ragazzi camminare per raggiungere quella che è la loro casa e la loro famiglia. E mentre passavo in macchina, guardandoli non potevo a meno di chiedermi quali immagini di quella traversata fossero ancora scolpiti nei loro occhi. Pensare che in fondo loro sono stati fortunati, perché qualcuno non ce la fa.
Certo, tutto quanto ci sta sotto è sicuramente più grande e di meno facile gestione di come è scrivere un post … ma certo che il desiderio è quello che si possano trovare delle politiche, dei modi che permettano che queste cose non succedano più, mai più.
Per schizzar fuori dal letto
“Se fossimo stati creati per schizzar fuori dal letto appena svegli ci avrebbero messo a dormire nel tostapane”. E non ha mica tutti i torti il caro Snoopy! Come lo capisco bene!
Sul bus – Grazie “guido”
Pochi minuti fa. Ero da sola alla fermata che aspettavo il bus, e tenendo sott’occhio lo schermo con i passaggi, che mi segnava un’attesa ancora di qualche minuto, avevo la testa immersa nello schermo dello smartphone.
Sento suonare il clacson e alzo la testa: è proprio il mio bus, in anticipissimo!
Salgo e vado davanti a ringraziare l’autista per avermi avvisato del suo arrivo invece che sfrecciare via come fanno a volte altri autisti.
Sono piccoli gesti, piccole attenzioni, piccoli modi per far bene il proprio lavoro e non ridurlo ad un mero trasportare persone.
Ed era importante un ringraziamento pubblico, visto che spesso mi capita di lamentarmi degli autisti Gtt.
Grazie, “Guido”.
C’è anche tanto positivo intorno a noi…basta aprire gli occhi! 😉