Sul bus – La signora del 4

Una delle cose che mi piace del girare con l’autobus è poter vedere tanta gente, tanti mondi.

Sto tornando a casa. Salgo sul 4 e come tutte le volte cerco di guadagnare l’inizio del tram.
Mi sistemo e davanti a me, sulla panchina”, c’è una signora anziana circondata da alcune persone. Lei è visibilmente agitata perchè, scopro, doveva prendere un bus e invece si è ritrovata sul tram sbagliato e deve andare da un’altra parte della città.

Le persone intorno a lei hanno già sollecitato l’autista del tram che ha già chiamato la centrale per capire come fare. Ma le persone che hanno preso a cuore la sua situazione vogliono essere sicuri che si faccia qualcosa; una signora, nel caso GTT non possa far nulla si offre per riaccompagnarla pagandole un taxi, mentre un altro signore sollecita l’ agente di controllo affinchè la cosa venga veramente risolta.
Insomma, tutti si danno da fare e anche a me incomincia a balenare in testa l’idea di accompagnare la signora a casa (col bus).

Intanto lei ci racconta che arriva dal cimitero, dove va tutti i giorni a trovare il marito, morto 30 anni fa. Fa davvero tenerezza.

La situazione si risolve in pochissimo tempo, alla fermata c’è un funzionario GTT che prende in consegna la signora e la riporterà a casa.

Sorrido. Allora non è poi così vero che sempre ognuno pensa solo a se. Non è vero che non sappiamo essere fraterni, farci carico dei problemi dell’altro. No. Lo sappiamo fare.

Piccole grandi lezioni, come quella di questa signora che da 30 anni prende l’autobus e con pazienza va a trovare il marito. Storie di altri tempi, mi si dirà. Forse è vero, ma lasciatemi dire che sono cose che fanno bene al cuore.

Generazione Balotelli

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Siamo un po’ così. Sbarazzini, un po’ irriverenti, a volte sopra le righe. Ma con un gran cuore. Come Mario.

E grazie a chi sa credere in noi nonostante tutto e tutti, ci sa accompagnare per farci essere migliori, per aiutarci a spiegare le ali.

ps: che questa foto sia anche la speranza per tutti i figli di immigrati che si sentono italiani almeno tanto quanto noi.

D&D, scaccia-farfalle

Un gesto. Aprire le finestre (quelle della stanza vista la temperatura) ma sopratutto quelle dell’anima, per fare uscire un po’ di farfalle, comuni e vaganti per lo stomaco.  Sono quei momenti che fanno un sacco bene e, in qualsiasi modo andrà a finire questa storia, rimarrano legati da qualche parte.

Non si finisce mai di  imparare, di scrutare, di dire grazie perché certe persone ti passano accanto e finiscono inevitabilmente per segnarti, ogni volta con lo stupore di come se fosse la prima volta che le “scopri”. Nella loro semplicità, nel loro darti un braccio quando gli hai chiesto un dito, senza farti pesare le tue complicazioni.

Così. Semplicemente così.

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