Un anno fa ero già ormai a casa. Finito di scaricare le valigie dal Frecciarossa che da Roma mi riportava a Torino.
Un viaggio di 5 ore a riassumerne un altro di 9 mesi, esatti come si trattasse di un parto, quasi. E in fondo un parto in qualche modo lo è stato.
E’ difficile raccontare perché non è stata soltanto un’esperienza fuori casa. E’ stato come se il tempo intorno a me si fosse fermato, come se qualcuno mi avesse preso e messo davanti ad uno specchio per conoscermi. Come se tutto fosse costruito intorno a me, perché tutto, ogni situazione, anche quello che poi dopo ho visto cambiare, io lo dovessi così. Partita all’avventura, non curante di tante cose, un po’ ingenua forse. E’ stato come mettere una linea di demarcazione nella mia vita, un prima e un dopo.
E’ partita una Daniela, ne è tornata un’altra. Come se in quei 9 mesi avessi fatto un viaggio al centro del mondo, al centro del mio mondo. Mi sono conosciuta, scoperta, piaciuta, ripudiata, persa e poi ritrovata. Ho ritrovato una strada che forse stavo perdendo. Ho scoperto il dolore, la scomodità, la difficoltà ma ho forse imparato a sopportare. Mi sarei arresa ad un certo punto, ma alla fine il giro l’ho fatto completo. Ho scoperto l’amore della mia famiglia, ho trovato sul mio cammino una quasi seconda “mamma”, che anche se da lontano mi ha messo più di una volta una mano in testa e mi ha accompagnato come soltanto certe poche persone esterne alla tua famiglia di sangue sanno fare. Tanto, troppo da dire di quei mesi. Tanto, troppo da dire anche di questo anno che è già trascorso dall’ultimo giorno passato a Grottaferrata.
E allora chiudo qui. Ma la strada continua.