Il tuo sorriso, cara Chiara, parla per te. Allora come oggi, dopo tanti anni.
Ti chiedo questo, se puoi: insegnami quella tua normalità che ti faceva essere il cuore sempre in Cielo e con i piedi ben radicati su questa terra.
Quella semplicità che sapeva ascoltare, confidare, mettersi in gioco. Non accontentarsi. Che faceva sentire ciascuno speciale, perché speciale lo era già per Qualcuno.
Ti immagino come in un’onda: quell’onda che una volta approdata alla riva, ritorna indietro incontrando e intrecciandosi alle onde che la rincorrevano.
Ecco, tu l’onda già arrivata. Noi le onde che rincorrono.
Sorreggici quelle volte che ci perdiamo, ci intestardiamo quando i giri sembrano non seguire il percorso tracciato da noi. Che ci sfiduciamo di fronte alle difficoltà, alle sfide che la vita ci mette davanti. Che non sappiamo fare spazio a chi ci sta davanti come fosse la cosa più importante che abbiamo da fare. Che non sempre ricordiamo che abbiamogià, tutto.
“Corri corri dimmi che non c’è, nulla da temere”.
Lo cantiamo tante volte, ma poi a volte non è facile crederlo.
Fa che questa sia la nostra normalità. Fa che un po’ possiamo essere come te.