Variante torinese del Padre Nostro:
[…] e dacci oggi la nostra pioggia quotidiana […]
Comunque, per cambiare argomento, leggiucchiando in questi giorni le dispense di CVS (lo so, mi voglio fare del male), sono giunta alla conclusione sarà abbastanza dura riuscire ad arrivarci in fondo.
Qualche esempio:
Lingua parlata e lingua scritta: la lingua parlata presenta numerose differenze dialettali e di registro linguistico. La lingua scritta è più stabile; i parlanti usano la voce (cadenza, intensità, intonazione e ritmo) e sfruttano i gesti (movimenti del corpo e espressioni facciali); i parlanti usano le pause e l’intonazione. Gli scrittori usano la punteggiatura; i parlanti pensano e parlano quasi nello stesso tempo. Gli scrittori prima pensano e poi scrivono; il parlato è di solito spontaneo e poco pianificato. La maggior parte dei testi scritti richiede del tempo per la loro realizzazione. Per questo un testo scritto va pianificato. Gli scrittori possono tornare indietro nei loro testi e modificare quello che hanno scritto; di solito il parlante parla con un interlocutore che è presente […]. Per lo scrittore la risposta del destinatario è rinviata Lezione III – La lingua nel tempo […]. Lo scrittore è dunque costretto a immaginarsi il proprio lettore e a favorirne l’interpretazione; il parlato è spesso usato in modo informale e ripetitivo […]. Lo scritto è più formale e compatto […]. Esso procede secondo logica a sviluppare un discorso e evita le ripetizioni; scritto e parlato seguono una sintassi diversa nel disporre i messaggi uno dopo l’altro
Copiato e incollato dalle dispense (da una citazione, per essere precisi).
Ma dare un senso logico a tutto no, eh?